COMUNQUE….VEDO

braille

primo_ditovai alle immagini

Il braille è un sistema di lettura e scrittura in rilievo, ideato da Louis Braille, costituito dalla combinazione di sei punti disposti secondo precise misure e spaziature disposte in varie combinazioni dentro un rettangolo ideale.

Il sistema braille è stato l’espediente, il mezzo e lo scopo per realizzare un progetto d’inclusione della bambina ipovedente inserita nel gruppo classe.

Perché l’apprendimento delle singole lettere e della punteggiatura in ambito linguistico e dei numeri e dei simboli matematici risultassero significativi sono stati utilizzati molti materiali strutturati e di recupero (lana, bottoni, tappi, fagioli, carta, cartoncini colorati con grammatura differenziata, cartoncini zigrinati, velluto, stoffe, pannolenci, foglie, ghiaia, legno, spago, rafia etc..).

Ogni giorno veniva richiesto all’alunna di individuare la lettera, il numero o il simbolo da studiare e di realizzare il casellino braille corrispondente, utilizzando i diversi materiali, manipolandoli e abbinandoli tra loro.

Ad ogni lettera o numero corrispondeva un’immagine tattile che potesse rinforzare il collegamento memoria tattile a memoria a lungo termine.

In questo percorso C. è stata affiancata dall’intero gruppo classe che contemporaneamente all’apprendimento dell’alfabeto classico (in nero) ha seguito passo dopo passo quello in braille. Oggi ogni alunno della classe riconosce i simboli braille dell’alfabeto.

Ad ogni lezione l’alunna vestiva i panni del tutor (peer tutoring) dei suoi compagni, insegnando loro non solo il braille ma anche l’uso della Mountbatten Braille una macchina completa per l’apprendimento del braille con rinforzo vocale e un facile sistema di correzione che ha invogliato tutti all’apprendimento di questo sistema di letto-scrittura.

La figura del tutor tra pari ha dato in questo caso specifico i migliori risultati possibili: i compagni sono stati beneficiari di un apprendimento facilitato e C. potenziando la propria autostima si è sentita competente e privilegiata.

Questa formula ha favorito l’interazione e l’integrazione tra i compagni di ogni provenienza, l’autostima e soprattutto l’empatia. L’intera classe ha potuto sperimentare le difficoltà oggettive della compagna, non solo per lo sforzo da lei compiuto per studiare (leggere e scrivere in braille), ma anche per l’uso quotidiano degli strumenti e dei materiali necessari per crearsi un’immagine quanto più realistica di ciò che loro semplicemente riescono a vedere.

In classe seconda è stato aggiunto un ulteriore strumento compensativo per l’ambito logico-matematico, il cubaritmo. Uno strumento che grazie a una tavoletta in plastica di forma rettangolare nella quale sono presenti 300 caselle, al loro interno vanno inserite degli appositi cubetti con la segnografia in braille, per ogni numero da 0 a 9 sono stati utilizzati 10 cubetti e coperte le facce corrispondenti agli altri numeri, in tal modo l’alunna è stata aiutata a velocizzare il riconoscimento dei simboli e lo svolgimento delle operazioni di calcolo.

In ambito antropologico e in particolare in geografia ove lo scoglio è stato il calcolo delle distanze, il concetto di visione dall’alto, le piante, le mappe etc.. è stata utilizzata la lavagna in feltro, ricreando palazzi, strade, monumenti in un caso, la pianta di un appartamento in un altro, ma anche semplici oggetti con materiale di recupero che potessero dare l’idea approssimativa della percezione visiva richiesta.

Nell’ambito della socializzazione è stato realizzato per C. ma non solo per lei, il progetto Emozioni che impegnerà le due seconde, con modalità diverse per anno, sino alla fine del ciclo della primaria.

Quest’anno abbiamo cercato di fare uno dei primi passi più importanti, per quella che viene chiamata comunemente psicologia cognitiva e il metodo ABC, riconoscere le proprie emozioni riuscendo così a dargli un nome.

Nel metodo ABC il punto A è l’evento, il punto C è l’emozione provata e il punto B è ciò che chiamiamo pensieri che intercorrono tra il punto A e il punto C.

Il modello ABC della psicologia cognitiva, sostiene infatti che le nostre emozioni (C) derivano non tanto da ciò che ci accade (A), ma dal modo in cui interpretiamo e valutiamo ciò che ci accade (B).

Conoscere se stessi, le proprie emozioni e reazioni a ciò che ci circonda, lo sviluppo della propria autostima, della propria creatività partendo da sé e la fiducia nel prossimo sono gli obiettivi a lungo termine che abbiamo cercato di proporre a questa bambina e all’intero gruppo classe.